Le origini del Teatro Cilea
Nel 1975 divenne in poco tempo riferimento per Teatro di prosa.
Era il 1975 quando il Comm. Giuseppe Scarano, famoso impresario napoletano gestore del Teatro Politeama Giacosa al Monte di Dio, riuscì ad aggiudicarsi la gara di assegnazione, da parte dell’Istituto per ciechi Domenico Martuscello, del Teatro Cilea, la sala vomerese nata come auditorium della scuola di musica per i ciechi, divenne un teatro di prosa a tutti gli effetti.
La sala con una acustica eccezionale – tanto da farla preferire sempre dal M° Roberto De Simone per le prove delle sue opere musicali – inizialmente ospitò i maggiori spettacoli che transitavano nella Stagione di prosa del Teatro Politeama Giacosa completando così la loro permanenza a Napoli spostandosi sulla Collina del Vomero.
L’autonomia artistica nei primi anni portò nomi illustri.
Già dal 1977/78 l’attività del Teatro Cilea si consolidò con una propria autonomia artistica, nacque la Compagnia Stabile Scarpettiana diretta da Mario Scarpetta, pronipote diretto di Eduardo Scarpetta, con interpreti quali: – Dolores Palumbo, Giuseppe Anatrella, Gennarino Palumbo e con allestimenti quali ‘O Scarfalietto; Tre Pecore viziose; ‘O Miedeco dei pazzi; ‘Na Santarella; Miseria e Nobiltà. Il Terremoto del 1980 e la crisi economica derivante, interruppe questa bella esperienza, la gente, in genere, frequentava meno i teatri e i cinema.
Dopo una breve pausa con programmazioni di lieve interesse, la programmazione artistica del Teatro fu affidata a Mico Galdieri che con il Consorzio Teatro Campania diede vita a produzioni quali: – L’Opera buffa del Giovedì Santo e Il Bazzariota con la regia di Roberto de Simone, ospitando artisti e registi famosi come Bruno Cirino, Mariano Rigillo, Concetta e Peppe Barra, La Nuova Compagnia di Canto Popolare, Isa Danieli, Lina Sastri.
Nomi illustri non mancarono nei successivi anni, tanto da indurre il figlio di Giuseppe Scarano, Lello, ad ospitare artisti con concerti/spettacoli nell’area esterna al teatro solitamente adibita a parcheggio con oltre 700 posti…
A metà degli anni ’80 il Teatro passa dalle mani del Comm. Giuseppe a suo figlio Lello Scarano che lo programmerà unitamente alla sala del Monte di Dio, con una nuova visione più moderna e nello stesso tempo più popolare ma senza trascurare i grandi interpreti e i grandi autori così, mentre al Politeama imperavano le commedie musicali di Garinei e Giovannini, il Teatro Cilea coraggiosamente ospitava Carmelo Bene, Paolo Poli, le prime apparizioni, in Italia, di Arturo Brachetti; quando nella sala di Monte di Dio si esibiva uno straordinario Giorgio Gaber, con la stessa consapevolezza di ospitare un grande nel suo genere, Lello Scarano ospitava le sceneggiate popolari e i concerti/spettacoli con Mario Merola e Mario Da Vinci. In quegli anni nacque “l’Estate” del Teatro Cilea e l’ampio spazio esterno, solitamente adibito a parcheggio, divenne un vero e proprio palcoscenico a cielo aperto con una platea di oltre 700 posti, la cui programmazione fu affidata alla Compagnia Stabile Scarpettiana diretta da Mario Scarpetta.
Nel 1987, la gestione artistica della sala vomerese passa per alcuni anni nelle mani del Circuito Teatro Pubblico Campano e assume una collocazione di Teatro di ricerca e d’innovazione, ospitando la nuova drammaturgia napoletana rappresentata da autori, registi e attori quali:
– Annibale Ruccello, Fortunato Calvino, Carlo Cerciello, Enzo Moscato, Laura Angiulli, Isa Danieli, Nello Mascia.
L’inizio delle produzioni del Teatro Cilea
Grazie a Lello Scarano debuttano per la prima volta insieme Adriana Asti e Franca Valeri che daranno vita ad una pièce “Tosca e altre due” dove le due attrici daranno sfoggio della loro eccezionale bravura in una tournèe di due anni. Nello stesso periodo il Teatro produrrà Paola Quattrini nel meraviglioso “Le Notti Bianche” di F. Dostoevskij per regia di Lorenzo Salveti.
Gli spettacoli ospitati e anche prodotti in quelle Stagioni videro protagonisti quali Riccardo Pazzaglia “Partenopeo in Esilio”, Eugenio Bennato “A Sud di Mozart” e nel 1987 Bruno Colella scrisse e diresse “Scylla non deve sapere” con Milly Carlucci, spettacolo che segnerà il suo debutto in teatro. Nel 1988 per la prima volta in Europa due teatri avviano una coproduzione internazionale: – Il Theatre Montparnasse di Parigi e il Teatro Cilea produssero Adriana Asti ne “L’Inserzione”, la straordinaria commedia che Natalia Ginzburg scrisse appositamente per l’attrice; vi furono due versioni in francese, dove Adriana Asti recitò affiancata dai famosi attori francesi Didier Flamand e Jeanne Marine, per la regia di Giorgio Ferrara coadiuvato dallo scenografo Mario Garbuglia (premio David di Donatello) e dal grande costumista Piero Tosi (premio Oscar). Il Teatro Cilea esportò il proprio nome in Europa e in Italia affermandosi come una delle più importanti realtà culturali italiane.
Gli anni 90…
Dal 1993 ritorna la gestione originaria che recupera l’antica vocazione verso un teatro popolare e moderno di drammaturgia napoletana, sono gli anni in cui si costituisce la coppia artistica Rosalia Maggio e Giacomo Rizzo che con Biagio Izzo daranno vita a commedie divertentissime dal repertorio di Eduardo Scarpetta, Gaetano Di Maio, Antonio Petito. Sono gli anni di commedie quali “Tre Cazune fortunate , “Ce penza Mammà”, “Quanta ‘mbruoglio ‘pe ‘nu figlio”, ”Francesca da Rimini”. Biagio Izzo, reduce dai tanti successi nelle televisioni private campane, si affermerà finalmente attore di prosa di grande talento e vero comico di razza appartenente a quella antica tradizione della commedia dell’arte.
La vocazione di voler aprire ai nuovi talenti napoletani non abbandonerà mai il Teatro Cilea; difatti nella sala vomerese hanno vissuto i loro esordi attori e autori che ancora oggi sono presenti a Teatro come al Cinema e nelle televisioni nazionali, quali: – Francesco Paolantoni, Stefano Sarcinelli, Carlo Buccirosso, Vincenzo Salemme, Maurizio Casagrande. Si ricordano spettacoli di successo come “La gente vuole ridere”, “… E Fuori nevica”, “L’Amico del cuore”, “Passerotti o pipistrelli” di Vincenzo Salemme, “Fame, saranno nessuno” di e con Stefano Sarcinelli e Francesco Paolantoni e “Fiori di ictus” con Maurizio Casagrande.
Dal 2015 Biagio Izzo è il Direttore Artistico del Teatro Cilea
Dopo tanti spettacoli, dopo esser cresciuto professionalmente su innumerevoli palcoscenici ma soprattutto passando tante e tante volte proprio al Cilea, il nuovo direttore artistico del Teatro diventa Biagio Izzo, che ha arricchito con la sua bravura, esperienza e talento, sempre di più il teatro più moderno di Napoli.
Con una programmazione di teatro di prosa e di tradizione, Biagio Izzo ha portato avanti due stagioni teatrali che hanno registrato una risposta positiva da parte del pubblico.
Secondo il comico napoletano il Cilea è il teatro ideale dove poter concepire, organizzare e sviluppare idee e bisogni artistici. Dove accogliere grandi attori, italiani, o dove scoprire gli emergenti. Partono in questi anni diverse importanti produzioni di spettacoli di successo, quali “Io, senza giacca e cravatta” di e con Nino D’Angelo e “Bello di papà” scritto e diretto da Vincenzo Salemme con Biagio Izzo.
Il Teatro Cilea, inoltre, dal 2015 diventa anche scuola. Il palcoscenico appartiene a varie arti, come la danza e la musica e, così, il progetto targato Cilea, si arricchisce anche di laboratori artistici.
Dal 2017 nuova vita per il Teatro Cilea
Un cambiamento firmato Tunnel Produzioni.
La famiglia di Made in Sud capitanata da Nando Mormone e Mario Esposito prende le redini dello storico teatro vomerese. Una vera e propria rivoluzione preannunciano Mormone ed Esposito per il Cilea, che sarà – promettono- non solo spettacoli nel senso tradizionale del termine, ma anche tante altre attività legate al mondo dell’arte. L’intento è quello di avvicinare e riportare i giovani a teatro.
L’artista Lello Arena in un post su Facebook ha voluto fare un personale augurio, dichiarando:
“Comincia come una favola, il C’era una volta sarebbe d’obbligo, una storia fatta di passioni, di coraggio e di sana follia, di sogni così impossibili da non poter essere immaginati nemmeno dalla più scatenata fantasia della mente di un bambino, di amicizie che ti fanno venire i brividi e la pelle d’oca per come riescono a resistere al tempo e alle tempeste della vita, di persone che al verbo dire preferiscono sempre il verbo fare e se in mezzo c’è il mare poco importa, di uomini e donne che parlano e pensano sempre al plurale e per le quali noi è sempre stato meglio di io, di gente che ha imparato, spesso a sue spese, che la propria felicità esiste solo se si alimenta della felicità degli altri. Mille auguri di mille fortune, miei fratelli d’arte e di vita. Felice e orgoglioso di poter essere parte di questa nuova e straordinaria avventura.”