Eduardo Tartaglia
Questo bimbo a chi lo do?
29 Gennaio 2026 - 1 Febbraio 2026
Uno spettacolo scritto e diretto da Eduardo Tartaglia
con Eduardo Tartaglia e Veronica Mazza
Irena è la classica esponente di quella nuova categoria sociale di giovani donne che, sulla loro avvenenza, hanno addirittura costruito una nuova “professionalità”: fatta di ospitate televisive; di copertine di giornali; di presenze impalpabili (eppure imprescindibili…) in ogni talk show che, aldilà dei contenuti, ambisca ad un sicuro
risultato in termini di ascolto.
In omaggio al più frusto degli stereotipi contemporanei, ella ha per marito Tommaso, ex calciatore di buon livello, che adesso però annaspa in una disastrosa carriera di allenatore.
Improvvisamente anche la carriera di Irena entra in crisi: la spietata legge dello show business reclama volti nuovi, nuovi personaggi, nuove storie da offrire in pasto ad una platea sempre più incline a consumare tutto e subito. Come rimediare a questa pericolosissima deriva verso l’anonimato, verso quel letale cono d’ombra che sembra ormai inevitabile? Forse una speranza c’è: un figlio! L’immagine sempre “vincente” della maternità, la tenerezza irresistibile di un simile evento, pare davvero l’ultima carta da giocarsi: il pubblico, si sa, adora le neo mamme…
Ma come conciliare poi, i rischi delle smagliature, dell’inevitabile soprappeso e di tutti gli altri prezzi “estetici” da pagare di una gestazione?
Semplice: basta trovare “un utero in affitto”!…E chi se non Margherita, così bisognosa di denaro e così ammaliata dal miraggio di potersi rendere utile ad un suo mito, potrebbe offrirsi per questa (in Italia vitatissima!…) esperienza di maternità surrogata? Tanto più che il di lei marito, Faustino, non dovrebbe con la sua incapacità di opporsi, rappresentare un ostacolo…
Ma quali reazioni emotive, poi, quali tumulti psicologici e soprattutto sentimentali la nuova situazione potrà mai sortire nell’animo di tutti i protagonisti della vicenda? Quali e quanti dubbi, ripensamenti, paure, incertezze, una circostanza così estrema saprà mai scatenare nel cuore dei quattro (!) sedicenti e anomali genitori?
Il nuovo lavoro di Eduardo Tartaglia racconta dunque una vicenda a metà tra le “proposte indecenti” e i rovelli dei “fantasmi eduardiani”. Un’avventura di personaggi che, come sempre accade nelle storie comiche, denunceranno tutta la loro inadeguatezza a fronteggiare difficoltà e problemi più grandi delle loro capacità di risoluzione.
È così che anche questa commedia presenta, ancora una volta, tutti i tratti distintivi e le caratteristiche più tipiche della drammaturgia dell’Autore che, più di ogni altro, ha saputo rinverdire in quest’ultimo decennio i fasti della Grande Tradizione. Giudicato dal pubblico e dalla critica come “… l’esponente più vicino alla lezione eduardiana della fiorente scuola napoletana contemporanea”, Tartaglia nuovamente mette in luce la sua straordinaria capacità di affrontare temi di grande impatto sociale e civile con la leggerezza tipica dello scrittore comico; confermando quella eccezionale alchimia tra la serietà degli argomenti narrati e la capacità di costruire personaggi e situazioni di irresistibile divertimento, che è stata alla base dei suoi
successi più recenti (Basti citare almeno: “I fiori del latte”. “Ci sta un Francese, un Inglese e un Napoletano” e “La valigia sul letto”, le cui affermazioni teatrali sono state bissate con i due omonimi film distribuiti dalla Medusa nel 2008 e nel 2010).
Saper individuare gli stati d’animo che turbano e inquietano il cosiddetto immaginario contemporaneo, per coglierne con sapienza ed incisività i paradossi che sempre si annidano proprio nelle storie più spinose e difficili, è sicuramente la cifra drammaturgica che contraddistingue la scrittura dell’Autore. Le mille domande che da sempre accompagnano il progresso tecnico scientifico; gli innumerevoli interrogativi anche angoscianti che si pongono alle coscienze individuali e collettive di fronte a simili tematiche, potevano essere certamente l’oggetto di operazioni teatrali di ben altro colore. (Per tutti, si pensi al “Galileo” di B. Brecht).
Ma è proprio nel coraggio di rendere questo soggetto materia di una commedia molto divertente e nella conseguente capacità di trattare questioni delicatissime con leggerezza e non con superficialità, che risiede l’originale misura delle commedie di Tartaglia.
E certo, anche il motivo del loro successo.





